“Educare i figli è come tenere in mano una saponetta bagnata:
se la stringi troppo schizza via;
se la stringi poco, non la tieni in mano.
Educare è come costruire un capolavoro di equilibrio!
Educare è come insegnare ad andare in bicicletta:
il bambino ha bisogno di essere sorretto e al tempo stesso di essere libero.
Coma la lavanda diventa fieno se le togli il profumo,
così l’educazione diventa allevamento se le togli i valori.”
Pino Pellegrino
Carissimi,
inizia un nuovo anno da percorrere investendo con amore nella coppia e nei figli!
Con il Gruppo Famiglia della Nostra Comunità pastorale, la traccia che seguiremo quest’anno è il capitolo 7 di Amoris Laetitia, che tratta l’educazione delle nuove generazioni: un percorso difficile, che a volte ci sembra impossibile, ma che davvero entusiasmante e impegnativo. E’ un compito che noi genitori non possiamo demandare ad altri, o ancor peggio … ignorare.
I genitori incidono sempre sullo sviluppo morale dei loro figli, nel bene e nel male. Di conseguenza, la cosa migliore è che accettiamo questa responsabilità inevitabile, e la realizziamo in maniera cosciente, entusiasta, ragionevole e appropriata … sperando di sbagliare il meno possibile.
Dove sono i nostri figli? Quante volte noi genitori ce lo domandiamo. Il domandarsi non è solo dove sono fisicamente, ma soprattutto dove sono a livello esistenziale. Ci domandiamo quali sono le loro convinzioni, i loro obiettivi, i loro desideri? I nostri figli hanno un progetto di vita?
Ma noi genitori ed educatori … lo vogliamo veramente sapere? Perché è una domanda scomoda!
L’exducere, il “tirare fuori”, comporta il compito di promuovere e formare nei figli libertà responsabili, che sappiano scegliere sempre, con buon senso e intelligenza. Educare è come tenere in mano una saponetta bagnata; se stringi poco non la tieni … se stringi troppo ti sfugge.
Ma da dove partire? Nessuno ha la ricetta, ma credo che il punto di partenza per lo sviluppo affettivo ed etico di una persona in formazione passi per un’esperienza fondamentale: credere che i propri genitori sono degni di fiducia. Ritenere che gli educatori come le istituzioni siano affidabili. Così nei nostri ragazzi si forma un’etica morale veramente libera dai condizionamenti, dai luoghi comuni e dalle mode.
Per questo la formazione etica e morale dovrebbe realizzarsi sempre con metodi attivi e con un dialogo educativo che coinvolga la sensibilità e il linguaggio proprio dei figli. E’ importante attivare dinamiche di relazione e motivazionali, affinché in modo induttivo il figlio possa arrivare a scoprire da sé l’importanza di determinati valori, principi e norme, invece di imporgliele come verità indiscutibili. In altri termini …. formare i nostri figli alla libertà!
La libertà è qualcosa di grandioso, ma a volte possiamo perderla senza accorgersene se non abbiamo una morale, cioè il luogo dove abita tutta la mia persona con il mio modo di essere. L’educazione morale è coltivare la libertà mediante proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisioni del modo di agire e dialoghi, che aiutino i nostri figli a sviluppare quei principi interiori stabili che possono muovere a compiere spontaneamente il bene. Una sana educazione morale costruisce la libertà del figlio, la fortifica e la educa, evitando che la persona diventi schiava di inclinazioni compulsive disumanizzanti e antisociali. A noi genitori, dire dei no, ci costa molto di più che dire dei sì. Perché i no vanno motivati e spiegati ai nostri figli.
Ma dobbiamo vivere con sano realismo questa magnifica impresa. Non tutto è nelle nostre mani! Abbiamo a che fare con la libertà del figlio.
Allora dobbiamo armarci anche di pazienza, perché il seme ha bisogno del tempo per rivelarsi.
Lo sappiamo che educare richiede il saper procedere in modo graduale; il saper far leva sulle caratteristiche dei nostri figlia seconda dell’età e delle possibilità concrete che sono diverse da un figlio con l’altro e con sensibilità diverse. Cerchiamo di preparare i nostri figli al viaggio della vita, mettendogli nello zaino chiavi di lettura positive e concrete.
Buon cammino.
diac. Alberto e Silvia