Una Missione straordinaria vissuta nell’ordinarietà
La famiglia di Nazareth ci è vicina.
Una famiglia autentica, quella di Nazareth. E come tutte le famiglie autentiche, complicata e con molte zone d’ombra.
Non è una sottolineatura negativa. Ci sono in ogni famiglia dinamiche, scelte, prassi, parole, decisioni che rimangono private, chiuse giustamente tra le mura di casa. Dobbiamo accettarlo anche per la famiglia di Maria e Giuseppe, dobbiamo rassegnarci al mistero, anche se vorremmo conoscere, sapere, scoprire. Ma non possiamo farlo.
I pochi cenni dei racconti evangelici – la nascita, la fuga in Egitto, Gesù tra i dottori del tempio – ci consegnano il tratto di una famiglia che vive ansie e difficoltà, serenità e normalità, come tutte le famiglie, in ogni epoca e ad ogni latitudine.
La sentiamo vicinissima e, allo stesso tempo, facciamo fatica a entrare nel cuore di questa coppia su cui pesava una responsabilità enorme.
Allo stesso tempo bellissima e sconvolgente.
Crescere colui che è Dio fatto uomo, destinato ad essere il Salvatore del mondo. Come saranno riusciti a convivere con un impegno simile? Non lo sappiamo.
Come non sappiamo fino a che punto fosse piena la consapevolezza di questa enorme missione affidata loro. Ma anche questo, in qualche modo, ci fa scoprire autentica – ben lontana da certi ritratti oleografici della tradizione – l’umanità di Maria e di Giuseppe.
Quando nasce un figlio nessuna mamma e nessun papà è pienamente consapevole del percorso che dovrà intraprendere, delle fatiche, degli impegni, delle scelte, talvolta dolorose, che dovrà affrontare. E nulla è tracciato in modo irreversibile. Occorre affidarsi, stringere i denti e serbare nel nostro cuore i margini di mistero che esistono anche nella nostra vita. Come hanno fatto Maria e Giuseppe.
(Luciano Moia)
diac. Alberto Meneghello
P.F. Decanato di Vimercate